Son ciò che resta di un momento di debolezza e peccaminosità io sono figlio di un volgare tradimento, mia madre debole di carne, mio padre debole di suo son stato concepito sopra un pavimento, che la passione non sceglie mai dove sdraiarsi a far l'amore. Era d'estate ed il caldo era un tormento, lei per sollievo sedeva in ombra al bar, mentre la gonna le si alzava per il vento, lui all'altro tavolo fingevasi di leggere il giornale e tra un decreto legge, un ladro e un rapimento si riposava gli occhi sulle gambe nude di mammà tra un rigore ed una rissa in parlamento si distraeva sulle gambe compiacenti di mammà Così si slancia nell'avvicinamento con una certa prevedibilità le chiese il solito banale aggiornamento sull'ora esatta perchè dice l'orologio non ce l'ha, ma dal polsino capolina il segnatempo, lei sorride, lui sorride e allora si capisce già che questo inizio merita approfondimento, certi sorrisi non si scambiano con facilità. Sono minuti ed il tempo passa lento, poche parole ed è già complicità non scomodiamo la parola sentimento, però attrazione vera e propria, quella si si può chiamare e con un gesto facile di intendimento lui la invitava a visitare la toilette in fondo al bar, ma qui mi fermo e quello che è successo dentro lo prova inconfutabilmente chi la storia stà a cantare

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